L’AttodelBradipo

 

Liberamente tratto da “Come non lo sai?”
di Michele Perriera

Regia: Marco Monfredini

Con: Elena Astone, Gianfranco Franzoni, Roberta Lepore, Marco Lorenzelli, Alfredo Merolli, Marco Monfredini, Fabio Maria Palazzolo, Massimo Pinducciu, NunzioValente

Costumi: Roberta Di Martino

Scene: R. Di Martino, M. Monfredini, F.Palazzolo

Produzione 1999-2000

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Il Bradipo è un una specie di scimmia lenta come nessun altro mammifero. E’ innocuo vive a lungo e non capisce abbastanza per soffrire. Si ciba di una o due foglie al giorno e ha bisogno solo di un ramo  per aggrapparsi al mondo.

Cinque attori sono seduti ad un tavolo e mangiano in attesa di andare in scena, ma dai loro discorsi si apprende che non si trovano in un probabile presente, né in un verosimile futuro. Tutto avviene al di fuori della realtà, almeno dalla realtà che crediamo ragionevolmente di vivere. Un cavaliere di pietra registra ogni parola e ogni gesto degli attori dall’alto di una tartaruga e due occhi incombono da un monitor eternamente acceso. Le rivelazioni provocatorie di un personaggio assai singolare, Mandrake, forniscono spunti di riflessione…

Niente e nessuno sfugge al grande burattinaio. Chi? Come, non lo sai? Il burattinaio! Quello che a volte chiamiamo: “Potere”, “Sistema”, i più incantati “Dio”.In una  metafora grottesca, “Egli” o “Esso”, è qui rappresentato nella sua sede ideale: un Palazzo sotterraneo “sede di un eterno carnevale”.Qual’ è il motivo per cui questi attori sono costretti a recitare in questo claustrofobico e noto Palazzo che è già teatro di per se? E da CHI?

Come, non lo sai? Tutti, attori e non, presto o tardi, lo impareranno. Spesso tardi, cioè dopo che è già avvenuta  la metamorfosi. La condizione di questi attori, obbligati a recitare davanti ad un pubblico minimo, amorfo e incapace di emozioni vere, diventa metafora sociale. L’uomo comune, il Pubblico, è diventato di pietra e chi sta meglio è un piccolo Bradipo. Beato lui che non capisce nulla! Eterno carnevale sono il teatro e la società. Recitare = parlare, agire, vivere secondo regole normali; “essere attori” (un certo tipo di attori) diventa metafora di un certo modo di vivere. Gli attori-individui agiscono secondo stereotipi sempre più vincolanti che avviluppano le idee e riducono parola, gesti ed emozioni, a dei puri atti formali e esteriori.A pochi interessa scavare dietro una maschera, ascoltare l’altro; capire COSA e soprattutto CHI si nasconde dietro una professione o un apparenza. Il rischio personale di questa ricerca è molto alto.

La condizione dell’attore è la nostra condizione di individui, il Teatro in cui si muove, è la nostra Società. I sentimenti debbono essere ingabbiati e repressi e solo apponendo una X sulla fronte ad ognuno, sarà concesso di uscire dal palcoscenico, dal Palazzo, essere ignorati e forse, trasformarsi in un Bradipo.

 

Fotografie di FMP e MM

 



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